La struttura è composta da una parte in sasso, completamente ristrutturata, disposta su due piani adibita ad Agriturismo.
Il complesso si trova in posizione panoramica, sulle prime colline reggiane, a 420 metri di altitudine nel cuore del territorio matildico e domina la sottostante pianura grazie alla sua privilegiata vista che spazia in tutte le direzioni.
Il rustico risale alla fine del ‘700 e rappresenta una vera e propria abitazione contadina classica, con la parte abitativa adiacente alla stalla, quest’ultima edificata probabilmente in epoche successive e per molti anni occupata dalle mucche da latte, primaria fonte di reddito e sostentamento per i contadini dell’epoca.
Il recupero del casolare ha preservato integralmente gli originali materiali da costruzione, rispettando gli ambienti e gli spazi, donando al complesso un valore storico aggiuntivo.
I terreni di proprietà, un tempo sfruttati per ricavare il fieno e i pascoli per il bestiame, sono oggi adibiti alla coltivazione della vite, con pregiate uve per vini fermi e lambruschi e del farro.
Il territorio, dalla collina alla montagna, dai castelli alle cime innevate, tutto entro un’ora da Casalia
Il territorio matildico ha una sua specificità che deriva dalla storia e dalla natura. Castelli, pievi, antichi borghi di sasso impreziosiscono un paesaggio già di per se pregevole, nel quale dolci ondulazioni si alternano a scorci più aspri, calanchi assetati, affioramenti di roccia lavica. Partendo da Parma, da Modena o da Reggio Emilia si possono percorrere alcuni itinerari collinari in uno scenario originale e suggestivo che ha il suo punto focale nella straordinaria compresenza, a pochi chilometri di distanza, di due castelli centrali nello scacchiere difensivo matildico: Rossena e Canossa.
I castelli che costituiscono il cuore della antica contea di Matilde, nonostante l’ingiuria dei tempi, conservano il fascino del ricordo di quando, in questo stesso scenario di boschi e calanchi, si svolgeva il grande teatro della politica europea, a cavallo tra l’undicesimo e il dodicesimo secolo e gli attori erano Papi e Imperatori.
I castelli matildici guardavano verso la pianura, per proteggersi dagli attacchi che provenivano dal nord, ma la montagna era altrettanto infida, con le sue mille signorie e l’orgoglio d’abitanti duri e frugali ma gelosi delle loro autonomie.
Le vedette che costituivano la linea più elevata del sistema difensivo matildico avevano appunto questo duplice scopo: estrema ridotta qualora fossero cadute le fortificazioni collinari di prima linea e, insieme, presidio che, con tutto il suo peso militare e simbolico, rappresentava il potere della contea feudale su un territorio, l’Appennino, in quei tempi tutt’altro che marginale anche economicamente. Oggi i resti di quei castelli, pur sbrecciati dal tempo, sono quanto di più suggestivo se si ha la fantasia di immaginare il garrire delle bandiere, i fuochi di segnalazione, il galoppo delle staffette.
La varietà paesaggistica e il patrimonio storico monumentale della collina reggiana sono tali da coinvolgere anche altre tematiche, dai paesi fortificati quali Montecchio e Castellarano, ai panoramici rilievi di Albinea, alle suggestioni rinascimentali di Scandiano in un contesto valorizzato dalla presenza della Strada dei Vini e dei Sapori delle colline di Scandiano e Canossa.
Salendo verso le montagne dell’Appennino, il clima fresco e le bellezze naturali hanno fatto di questo territorio una meta turistica ambita e frequentata, dall’estate all’inverno, dalle numerose località sparse ovunque, alle stazioni sciistiche. Nel medio Appennino si innalza la fantastica Pietra di Bismantova, paragonata da Dante al monte del Purgatorio.
Ai suoi piedi, il centro di Castelnovo ne’ Monti, una cittadina fra le più eleganti ed attrezzate di tutto l’Appennino settentrionale.
Più in alto ci si avvicina al crinale, o boschi si fanno vasti e selvaggi, i torrenti si gonfiano di acqua pulita, i monti si increspano fino alle vette rocciose. Questo territorio è stato tutelato con la costituzione del Parco Regionale del Gigante, ora assorbito in un più vasto Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano che comprende anche territori al al di là dello spartiacque, nella regione Toscana e, dal lato reggiano, arriva a comprendere la Pietra di Bismantova. È possibile visitare il territorio del Parco attraverso la rete dei sentieri segnati che lo percorre su entrambi i crinali.
Il paesaggio varia tra dolci pendii, tipici delle montagne reggiane, e picchi dirupati e aspri dal deciso sapore alpestre dei monti Cusna (2121 m), Prado (2054 m) e dell’Alpe di Succiso. Le brughiere e le praterie alle quote più alte, i boschi di castagni, faggi, pini e abeti, i laghi glaciali, le torbiere ed i torrenti ne costituiscono gli elementi di maggiore interesse.
Cervi, caprioli, mufloni, cinghiali, talvolta visibili per il visitatore accorto, rappresentano la fauna più vistosa del Parco, arricchita dalla recente ricomparsa dell’animale più elusivo e simbolico di tutti: il lupo. Degne di menzione sono la valle del Riarbero, i laghi della zona del Cerreto, la valle dell’Ozola, le cascate del Lavacchiello, il lago Calamone nel ramisetano, la spettacolare Abetina Reale che si estende sulle pendici del Cusna e le suggestive fonti di Poiano, con la loro acqua salsobromoiodica. Il Parco è meritevole di visita anche per alcuni borghi antichi, con le tipiche costruzioni in sasso, in alcuni casi di origine quattrocentesca.
Chi vuole sperimentare un approccio insolito può salire a piedi direttamente dalla pianura o dalla collina, lungo tre direttrici attrezzate: il Sentiero Matilde, il Sentiero Lazzaro Spallanzani e il Sentiero dei Ducati.
Fonte testi: Collana Cultura&Turismo della Provincia di Reggio Emilia
reggioemiliaturismo.provincia.re.it
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